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SENTENZA CASSAZIONE CIVILE 7 APRILE 2005 N. 7251
Il diritto del mediatore alla provvigione nasce sulla (sola) base della "conclusione di un affare" (giusta disposto dell'art. 1754 c.c., norma che, non contenendo alcuna definizione della mediazione, si limita ad individuare nel mediatore "colui che mette in relazione due o più parti senza essere legato ad alcuna di esse da rapporti di collaborazione, dipendenza o rappresentanza"), a condizione che l'affare medesimo risulti, peraltro, in rapporto causale con l'attività svolta dal mediatore, il quale potrà assolvere al suo compito secondo il modello della "mediazione di contratto" (favorendo, cioè, l'utile contatto tra le parti), esistendo fenomeni di mediazione che non presuppongono un formale accordo tra le parti (di qui, la non esaustività del sintagma "contratto di mediazione"), con conseguente attribuzione, in tali casi, alla mediazione stessa del carattere della atipicità negoziale.
L'attività di mediazione e il diritto alla provvigione (a prescindere dalla natura contrattuale, o meno, della fattispecie disciplinata dagli art. 1754 ss. c.c.) sono conseguenza dell'incontro delle volontà dei soggetti interessati - sia che esse risultino da dichiarazioni esplicite, sia che si manifestino per fatti concludenti ...

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